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Corso di Rendering: Cos’è la profondità di campo

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Odio letteralmente parlare di opzioni e parametri 🙂

Capire attraverso i parametri mi pare una gran cavolata. E’ necessario “capire profondamente” le cose, per poi semplicemente applicarle al software.

Ecco perché il 90% di questo articolo è dedicato ad una semplice spiegazione di cos’è la profondità di campo e da cosa dipende. I software non inventano mai nulla di nuovo ed una volta compresa la questione di fondo vi assicuro che l’applicazione sarà un gioco da ragazzi.

* * *

Per ogni fotografia esiste un unico punto in cui la foto è perfettamente nitida. C’è poi uno spazio davanti al soggetto ed uno dietro, nel quale la sfocatura è talmente minima da risultare impercettibile.

Al di fuori di questo spazio gli oggetti iniziano ad apparire sempre più  sfocati.

Questo spazio è detto Profondità di campo nitido o più brevemente profondità di campo (in inglese DOF – depht of field). Come detto, gli oggetti contenuti in questo spazio risulteranno nitidi.

COSA CONDIZIONA LA GRANDEZZA DELLO SPAZIO NITIDO?

I fattori importanti sono 3:

  • Lunghezza focale (tipo di obiettivo)
  • Distanza dal soggetto
  • Apertura del diaframma (f )

Ma veniamo al bello! La profondità di campo nitido si restringe – dando quindi un effetto sfocatura più accentuato – quando:

  1. Si utilizza un obiettivo più “telescopico” (maggiori lunghezze focali)
  2. Ci si avvicina al soggetto
  3. Si apre il maggiormente diaframma (valori di f più bassi)

Modificando obiettivo(1) e distanza(2), la luce in entrata sarà sempre la stessa, ma cosa succede se apriamo anche il diaframma? Ci sarà inevitabilmente un incremento della luce in entrata, ma siamo costretti a farlo se vogliamo effetti di sfocatura molto accentuati.

Dobbiamo quindi sapere come bilanciare questo fenomeno se vogliamo effetti di sfocatura molto marcati, senza modificare la luce in entrata.

COME FAR ARRIVARE LA STESSA LUCE? (EV -Exposure Value)

La quantità di luce che entra in un obiettivo è il risultato di due fattori:

  1. L’apertura del diaframma
  2. Il tempo di esposizione (shutter speed – espresso in millesimi di sec)

Alla coppia di valori “apertura diaframma” e “tempo di esposizione” si associa un valore detto EV, che in un certo senso rappresenta la quantità di luce in entrata.  EV deve restare costante per avere la stessa luminosità.

Voglio più sfocatura? Apro il diaframma, riduco il tempo di esposizione e la luce sarà la stessa. C’est facile! 😉

Ecco la tabella EV di cui ci serviremo tra un attimo:

ESEMPIO PRATICO SU UNA SCENA

Se ho finito tutte le impostazioni della scena e la mia macchina fotografica virtuale (VRay Physical Camera) riporta i seguenti valori: f=8 / Shutter speed = 250, vado sulla tabella e leggo che il corrispettivo  EV è 14.

Questa è la quantità di luce che entra e che deve restare costante:

Vogliamo ridurre la prodondità di campo nitido per avere un effetto più sfocato? (lo so che vi piaaaace!!) Allora abbassiamo f =4 e per avere la stessa luce imposto Shutter speed = 1000. In tabella notate che con questi due valori EV è sempre 14:

Così avremo lo stesso risultato come luminosità, ma con un effetto di sfocatura più marcato. Non è facile? Ve l’avevo detto… 🙂

Una volta messi i valori adatti, per renderizzare questa “magia” non ci resta che mettere una spunta su depht-of-field, presente tra le opzioni dell’oggetto “camera”. Ricordando che il subdivs che vedete regolerà la granulosità dell’effetto. A valori  più alti (30-40) corrisponderà un risultato migliore a patto di impiegare un tempo di rendering decisamente superiore.

Ricordate che la distanza dove avremo il fuoco perfetto sarà determinata dal target della VRayPhysical camera.

Per l’applicazione ho utilizzato V-Ray ma va da sé che il concetto è lo stesso per qualunque software simuli una macchina fotografica.

Ultima buona notizia: quanto detto vale addirittura per la vostra Reflex! 😉
A buon render

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    Commenti

    1. dedandy 5 luglio, 2010 11:53 am

      Grazie a questa paginetta ora il mio concetto di diframma/focale e tempo di esposizione è decisamente migliorato ed ora ho finalemente capito come funziona… e tutto grazie a te Ciro! Mittttico!

    2. dedandy 5 luglio, 2010 11:56 am

      interessante poi anche questo…

      http://it.wikipedia.org/wiki/Valore_di_esposizione

      molto di + nella versione inglese:

      http://en.wikipedia.org/wiki/Exposure_value

      dove si posson anche studiare le variazioni di esposizione in base alla condizione del tempo 🙂

    3. admin 5 luglio, 2010 2:16 pm

      X DEDANDY
      Grazie per la segnalazione! 😉

    4. Patrizio 8 luglio, 2010 8:32 am

      Ciao Ciro, davvero un ottimo articolo. Completo e interessante.

    5. ivanpaduano 9 luglio, 2010 8:21 am

      Davvero un bellissimo lavoro, se riusciamo (che tra docenti ci si intende bene) a inculcare questo tipo di mentalità di ricerca, produrremo professionisti sempre migliori.

    6. Ernesto 25 maggio, 2011 10:04 pm

      è da tempo che cercavo di capire come creare questo effetto!
      bell’articolo!

    7. Pepenero 26 ottobre, 2011 9:53 am

      Grazie a te sono riuscito a mettere a luce questa tecnica!! finalmenteeeeeeeee grazieeeeeeeeee

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